Sono molte le difficoltà di chi è costretto a vivere con limitate capacità motorie: barriere architettoniche, mancanza di assistenza, ma in certi casi a complicare le cose sono le stesse istituzioni. È l’odissea che sta vivendo Giacomo D’Errico, un ragazzo di 34 anni di Ischitella, con il problema di muoversi nella sua stessa abitazione.

Circa due anni fa, la famiglia di Giacomo partecipò, con esito positivo, a un bando per l’erogazione di fondi mirati a eliminare le barriere architettoniche nella propria proprietà. Il progetto presentato per il finanziamento prevedeva la realizzazione di servizi igienici al pian terreno dell’abitazione, rispetto all’attuale collocazione, posta in secondo livello, in cui si accede attraverso una disagevole scala. Le somme da ricevere avrebbero incluso anche l’assistenza per un anno e il pagamento del pernottamento per le sedute di riabilitazione fuori regione.

A questo punto, dopo che è stato approvato il progetto, la famiglia di Giacomo ha interpellato alcuni muratori per la realizzazione del nuovo bagno. Dopo circa due settimane i lavori s’interrompono. La famiglia di Giacomo, nel chiedere all’ente erogatore l’acconto per i lavori, comprende che tali somme dovevano essere anticipate dal richiedente, per poi recuperarle in seguito con l’erogazione dei fondi.

Un controverso e inefficiente contributo che ha comportato più danno che sostegno per Giacomo, ritrovandosi adesso, nella propria abitazione, con dei servizi sanitari incompiuti. Per il padre di Giacomo, Michele D’Errico, è inconcepibile anticipare delle somme che sono state richieste come contributo. Al momento la famiglia di Giacomo è persino impossibilitata a far terminare i lavori già iniziati. Per questo motivo il padre di Giacomo ha lanciato un forte appello, disperato, cercando di trovare una strada per risolvere questa questione a dir poco assurda.

Giacomo D’Errico e suo padre Michele

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