La prima notizia è datata all'anno 970 con la liberazione dai musulmani accampati, da parte dell'Imperatore Ottone I. Nel 1058 si ha la prima prova storica scritta, Ischitella viene nominata su una Bolla Pontificia del Papa Stefano IX ordinando la sua protezione verso l'Abbazia di Calena (Peschici) e la chiesuola di San Pietro in Cuppis (poco distante dal paese).
Su un documento del 1225, durante la dominazione sveva, Ischitella era segnata con il termine di "Castrum", vocabolo latino che corrisponde a "Fortezza" o "Rocca". E difatti, il borgo medioevale era una strategica e invincibile roccaforte con una massiccia cinta proprio grazie alla sua elevazione altimetrica, ad una visuale molto ampia e ad un'eccellente sistemazione geografica.
Il toponimo odierno ha due possibili origini: Ischio (tipo di quercia) e Tellus (Terra), vale a dire "Terra della Quercia". Altrimenti c'è un altro accostamento come Schit (lemma dialettale: solo) e Tellus (terra), in altre parole "Terra Solitaria". Anche se personalmente porgo un'opinione sicura all'appellativo "Terra della Quercia".
All'epoca del predominio normanno e svevo, il suolo ischitellano fu di proprietà della Contea di Caserta per mutare in seguito come feudo agioino e aragonese da parte dei Gentile (conti di Lesina), dei nobili Isardo, De Cunio, De Capua, Ianvilla, Giovanni D'Angiò (fratello del Re Roberto). Quest'ultimo diede in dono il feudo all'incantevole Agnese di Peregord, dama che ispirò il Boccaccio nell'opera "Il Decamerone". Alla fin fine appartenne ai Durazzo, Bulgarello, Dentice, De Sangro, Turbolo, Pinto.
Nei tempi successivi Ischitella fu provvista di un'Università, una delle più importanti dell'epoca nel Italia del Sud.