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Gatta: «È un anno che chiedo rinforzi» PDF Stampa E-mail
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Foggia «E’ uno scenario apocalittico. Drammatico. Che va al di là di ogni minima immaginazione». E’ senza parole Giandiego Gatta, presidente del Parco Nazionale del Gargano, di quel parco che fino a ieri mattina poteva vantare bellezze naturali prese d’assedio, ogni anno, da milioni di turisti nel periodo delle vacanze estive. Il presidente dell’Ente, ieri, si è subito recato a Peschici per un primo sopralluogo, per vedere con i propri occhi cosa restava del Gargano, cosa si era salvato dalla furia delle fiamme di probabile natura dolosa. «Non si è salvato quasi niente. Le colline – ripete con la voce strozzata – vanno in fumo. È uno scenario drammatico. È una tragedia». Ma Gatta è anche terribilmente arrabbiato, e non nasconde la sua amarezza contro il Governo e la Regione Puglia. «È più di un anno che ho inviato una missiva al ministero delle Politiche Agricole e alla Regione Puglia per chiedere maggiori rinforzi per arginare la piaga degli incendi sul Gargano. Anche la scorsa primavera – incalza – avevo richiesto più unità del corpo forestale dello stato e più mezzi». Ma l’appello sarebbe caduto nel vuoto. Anzi. Proprio l’altro giorno il presidente del Gargano ha inviato un telegramma alle massime autorità locali per sollecitare «ad aumentare gli sforzi ed i rinforzi» dopo una serie di incendi sviluppatisi nei territori di San Giovanni Rotondo, San Marco in Lamis, Vico del Gargano, Ischitella e Monte Sant’Angelo. Nel telegramma, infatti, Gatta metteva ben in evidenza la sua preoccupazione dovuta al «perdurare dell’emergenza incendi, che sta gravemente attentando alle risorse paesaggistiche e naturalistiche del Gargano». Di conseguenza, i destinatari della lettera erano invitati a «attivare ogni ulteriore misura ritenuta utile per arginare la piaga». E a distanza di 24 ore dal telegramma, i timori del presidente si sono trasformati in una cruenta realtà. «Non sono stato profetico – dice – ma conosco la situazione, per questo da tanto tempo premevo affinché aumentassero le unità operative ed i mezzi, in particolare un elicottero NH500, ma qualcuno non ha recepito il messaggio». Di «gravi ritardi dei mezzi di soccorso aereo», invece, parla Fabrizio Losito, assessore comunale allo Sport di Peschici, puntualizzando con amarezza che «il primo canadair si è visto arrivare con 5 ore di ritardo». Ed il sindaco di Peschici, Franco Tavaglione, non esclude l’ipotesi che a scatenare l’inferno sia stata la mano dell’uomo piuttosto che un fenomeno di autocombustione. «Il nemico non è stato il vento che ha alimentato le fiamme. Il nostro vero nemico è stato altro». E sull’incendio divampato sulla costa del Gargano non mancano le polemiche. «Le “prove di accensione” c’erano già state nelle scorse settimane, quando tra Peschici e Vieste erano state appiccate le fiamme in ben otto zone diverse. Ma nessuno ha colto questo allarme, chi doveva controllare non ha controllato e chi avrebbe potuto alzare la guardia non l’ha fatto». Sono le parole del capogruppo dell’Udc alla Regione Angelo Cera. Che aggiunge: «Gli incendi, per stessa ammissione del Capo della protezione Civile Nazionale, Guido Bertolaso, sono quasi tutti dolosi, segno che qualcuno ha interesse a mandare in fiamme centinaia di ettari di uno dei più grandi patrimoni naturalistici italiani, forse per speculazione edilizia, forse per essere stato escluso da qualche gioco».
Emiliano Moccia
Fonte: Il Meridiano
 
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