Convento di San Francesco e il Cipresso Secolare
il convento e l'albero secolare   Il Convento

Strutturalmente risale al XV secolo la Chiesa dedicata a San Francesco D'Assisi, ma ha probabilmente origini più antiche con il rinvenimento di affreschi databili al tredicesimo secolo. E' composto da due navate; nella centrale è da notare in avanti il monumento sepolcrale al principe Luigi Pinto e sopra delle finestre a sesto acuto poste su di una parete che ha conservato l'aspetto originario. Nella seconda (aggiunta verso il '700) sono collocate la statua del Sant'Antonio da Padova e anche un decoroso crocifisso.

La chiesa è confinante ad un antico convento edificato, secondo la trasmissione della leggenda, per volere di San Francesco d'Assisi che all'epoca era in sosta, diretto alla Grotta di San Michele Arcangelo nel paese di Monte Sant'Angelo.

CLICCA PER INGRANDIRE Via Salvo d'Acquisto un secolo fa  

Ora il convento e la chiesa sono immersi nell'agglomerato cittadino tra il distributore di benzina che deteriora la visuale, ma secoli or sono era al di fuori della cinta muraria, in aperta campagna e possedeva una torre campanaria.

 

  foto antica con il convento e l'albero
Nel Chiostro del Convento qualche volta si svolgono mostre e manifestazioni di vario genere, mentre tuttora non si trova rimedio per l'orto monastico chiuso al pubblico (visibile in Via Salvo D'Acquisto).
i rami tortuosi del cipresso Il Cipresso Plurisecolare di San Francesco

Sul sagrato c'è un singolare cipresso da immemorabile tempo è rinsecchito con serpeggianti rami di color corvino e ancora robusti. Decenni fa si è tentato di tagliarlo facendo piazza pulita, ma è talmente resistente e durevole il suo legno che le seghe e le asce sono divenute impraticabili.

Tutta questa inesauribile potenza deriverebbe dalla mano di chi lo ha piantato, cioè San Francesco D'Assisi. Prestando ascolto alla leggenda antichissima tramandata a voce, il Santo durante la sua escursione verso la Grotta di San Michele Arcangelo depose il suo bastone che per miracolo si tramutò in un albero.
Da quel giorno gli ischitellani offrirono molta devozione verso il divino albero, ma il demonio per punizione verso il santo e la popolazione fece abbattere un'enorme tempesta, lasciandolo crollare miseramente al terreno.
Al ritorno San Francesco vedendo il suo albero abbattuto s'ideò un altro miracolo, rovesciando l'albero e ripiantandolo così capovolto in maniera che poté continuare a germogliare attraverso il terreno senza esser visto dallo sguardo roso d'invidia del diavolo.

Mentre la leggenda del bastone del santo che germogliò immediatamente dopo averlo posato è d'età quasi millenaria, la seconda parte della leggenda (dove si parla del ritorno del Santo) è nata invece dopo il 1777, perché si hanno notizie che in quell'anno l'albero era prosperoso di foglie e di salute.

       

Oltre a ciò, anche attraverso gli scritti di Pietro Giannone (nella sua autobiografia) si trovano informazioni in riguardo al suo fiorente rigoglio.

E' da tener nota come gli ischitellani hanno una mirabolante fantasia nel dare origine a racconti tradizionali.

Ai giorni d'oggi, tralasciando la leggenda, la sua immane perennità e indistruttibilità si attribuiscono ad un raro processo di fossilizzazione che in Italia ha come esemplari meno di una decina.

APRI  
E non cessa mai di richiamare interesse e devozione perché il suo tronco sprigiona continuamente una fragranza di resina che si espande intorno circondandolo da un'aura di mistero. Per evitare un'eventuale caduta durante burrasche di vento, il tronco superiore è stato legato a dei catenacci.

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